
Il 28 febbraio scorso, alla Cop 16 di Roma, è stato siglato un accordo storico sulla biodiversità.
I paesi più ricchi si sono impegnati a mobilitare non meno di 30 miliardi di dollari all’anno per quelli più poveri, all’interno di un piano che mira a raccogliere 200 miliardi di dollari ogni anno entro il 2030. I governi hanno quindi finalmente dato vita a una strategia per mobilitare le risorse finanziarie necessarie per proteggere la biodiversità.
L’intesa è stata accolta con un lungo applauso.
E’ stato anche complessivamente accettato il quadro di monitoraggio, che dovrebbe permettere di controllare i progressi compiuti nel tempo in materia di biodiversità. Integrando gli indicatori del territorio per i diritti sulle terre, dovrebbe consentire di considerare non solo la biodiversità, ma anche chi ha i diritti sull’uso del suolo, tenendo conto, quindi, anche delle popolazioni indigene, dei piccoli agricoltori, e delle donne, i veri custodi di sistemi agricoli molto ricchi in biodiversità.
L’obiettivo finale è di ripristinare il 30% delle aree degradate entro il 2030.

Naturalmente, ci sono anche molte ombre: non sono previsti strumenti di verifica e dai negoziati erano assenti gli USA. In ogni caso, la notizia non può che rallegrarci: con la sua azione di salvaguardia dei boschi, il FFI svolge quotidianamente un’importante azione di tutela della biodiversità. Il FFI ha anche firmato, insieme ad altre 38 organizzazioni, l’appello lanciato al Governo italiano affinché si impegni concretamente a stanziare risorse per la biodiversità.
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