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Lupi e attività zootecnica: una convivenza impossibile grazie all’ignoranza

Come consulente e ambasciatore dei lupi nell’organizzazione per la tutela ambientale NABU – Nature and Biodiversity Conservation Union – (n.d.a), Kenny Kenner consiglia agli allevatori come proteggere i loro animali.  

                                                                                                                                                                                 Una volta Kenny Kenner mi ha raccontato di una chiacchierata con un pastore rumeno a cui aveva chiesto cosa avrebbe fatto se un lupo gli avesse ucciso una pecora. L’altro aveva risposto: “Mi vergognerei”. Kenny volle approfondire: “In che senso ti vergogneresti?”. La risposta del pastore lo turbò e lo colpì molto: “Mi vergognerei con i miei colleghi per non essere stato un buon pastore. Sono responsabile dei miei animali e devo fare in modo che non succeda loro niente di male”.

Per quanto mi riguarda queste parole, tratte dal bellissimo libro La saggezza dei lupi di Elli H. Radinger, che ho ripreso anche nel mio manoscritto Lupi, rewilding, uomini e bestiame, racchiudono il senso della convivenza tra l’attività zootecnica e il predatore sul territorio. Perché il fine di ogni attività imprenditoriale è anche quello di tutelare adeguatamente il proprio patrimonio e oggi, restando sul tema del lupo, gli strumenti adatti ci sono. Sicuramente non sono infallibili e qualche perdita, ogni tanto, ci può essere ma il rischio d’impresa fa parte dell’attività stessa. È così in ogni ambito lavorativo, perché dovrebbe essere diverso in quello dell’allevamento e della pastorizia?

L’accettazione del lupo: un problema politico

L’accettazione del lupo sul territorio passa per un processo culturale che in Europa non è stato fatto, se non di rado. Tanto vale anche per l’Italia, Paese nel quale il mondo dell’allevamento del centro dello “stivale” non ha mai smesso di convivere con il lupo ed ha saputo trovare un equilibrio con la specie, comprendendo e accettando nel contempo il ruolo fondamentale che riveste. Nel resto del Belpaese invece si è preferito passare direttamente alle lamentele anziché ragionare sui fatti e sugli strumenti a disposizione.

Come si è arrivati a tanto? Il lupo, non smetterò mai di dirlo, è un problema politico, non sociale o di pubblica sicurezza. Partiamo da un fatto concreto: allevatori e pastori lamentano problemi da ben prima che il lupo arrivasse sul “loro” territorio. Problemi antropici, intendiamoci, come l’aumento degli affitti degli alpeggi, la fatiscenza di molti fabbricati in quota e le difficoltà di collegamento, il prezzo di vendita dei prodotti, svantaggioso rispetto a quello degli allevamenti intensivi. In un elenco lungo e preoccupante il lupo appare solo in fondo alla lista. Però tutta l’attenzione verte sulla specie. È decisamente paradossale. In verità l’odio verso il lupo è stato creato proprio per distrarre le categorie interessate dai reali problemi ed è ovvio, a pensarci bene.                                                                                                                                           

Prendersela con la politica nazionale e con i tanti governi che si sono succeduti, è molto difficile perché la macchina burocratica italiana è ben oliata e decisamente opera a favore di chi comanda, sia esso al governo o dietro di esso, a tirarne le fila. È più semplice prendersela con un povero animale e creare campagne d’odio dalle quali non può difendersi piuttosto che analizzare il problema a fondo e applicare soluzioni già in atto in altre parti d’Italia e del mondo.                                                                                                                                      

Gli allevatori e i “danni da predazione”

E così, mentre molti allevatori si danno da fare per convivere con il lupo (con ottimi risultati), altri, spesso infiammati da politici/arrivisti evidentemente incapaci di operare in campi dove ci sarebbe un maggior bisogno, preferiscono lamentarsi e chiedere risarcimenti che non spetterebbero loro, se non a fronte di un impegno nell’applicare i sistemi di tutela dei propri animali. E a questo si aggiunge un lato ancora peggiore, in tutta questa storia fosca: molto spesso chi verifica i danni da predazione, non si prende nemmeno il tempo di verificare se lo stato detentivo era adeguato. In questo caso, chi dovrebbe verificare si fa complice delle mancanze dal punto di vista normativo del detentore degli animali.

Per chiudere, le mancanze dei detentori di animali da reddito, unite alla politica anti lupo creata per convenienza da una politica becera e interessata solo a sé stessa sono il vero problema. Il lupo, è e rimane una specie fondamentale per la tutela di un territorio, quello naturale, che l’uomo continua a violentare e sfruttare in ogni modo per i propri interessi economici.

Una risposta

  1. Il lupo è fondamentale per il benessere di tutti 🙏facciamo il possibile per salvarlo perché così facendo salviamo noi stessi .

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