Oggi la biodiversità, specialmente in ambito forestale, è un concetto che, a causa di un eccessiva comunicazione, ha subìto una forte degradazione del significato. In nome della biodiversità, sia in buona che in malafede, vengono oggi eseguiti degli interventi nelle foreste che molto spesso sono degradanti. Proviamo quindi a spiegare in poche parole cosa può essere la biodiversità forestale. Prendiamo una macchina fotografica e facciamo una foto ad un paesaggio monotono, come ad esempio i campi della pianura padana, e poi all’interno di una foresta. Inviamo le foto ad un amico, magari attraverso WhatsApp. Ovviamente l’invio di foto richiede la loro compressione, quindi il paesaggio monotono verrà compresso aumentando la dimensione dei pixel della foto. Alla fine potremmo dire che la biodiversità forestale un po’ si misura dalla grandezza del file che giunge al destinatario. Ovviamente sarà più pesante la foto del Bosco, perché dovrà avere pixel più piccoli per rendere meglio il dettaglio dei tronchi, delle foglie, della lettiera e dei colori più ricchi che quelli dunque un paesaggio piatto e monotono.
In ecologia esiste un principio molto importante che dice che la biodiversità di un sistema aumenta con il passare del tempo, proprio come il livello dell’acqua di un serbatoio aumenta col tempo se l’afflusso è costante e le uscite non superano l’afflusso. Nel caso degli ecosistemi, l’afflusso è dato dalla velocità con cui la fotosintesi trasforma l’anidride carbonica in glucosio grazie all’energia del sole. In questo serbatoio di biodiversità che è l’ecosistema, ci possono essere delle perdite dovute al fatto che ogni tanto si crea un buco, determinando un’uscita di biodiversità. Questi danni possono essere fatti da agenti atmosferici come il vento, oppure dal fuoco. Più spesso è l’uomo a fare dei buchi negli ecosistemi. Da questi buchi egli attinge materia ed energia per i suoi scopi, determinando un abbassamento del livello.
Nel serbatoio rimane comunque biodiversità, ma quello che è importante è determinare se essa sia aumentata o diminuita dopo l’intervento umano.
Tagli boschivi quindi non possono dirsi interventi che aumentano la diversità, anche se qualcuno continua a sostenere questo. Affinché siano considerabili come interventi che aumentano la biodiversità, è necessario che l’energia impiegata per tale interventi sia finalizzata a riparare le falle esistenti, piuttosto che crearne di nuove.
Tuttavia gli ecosistemi riescono a riparare da soli i buchi che si creano nel serbatoio di biodiversità. Ogni intervento umano va quindi letto a priori come un tentativo di fare un buco negli ecosistemi, anche con le migliori intenzioni.
Cristiano Manni, dottore forestale e membro del CDA del FFI.