Riceviamo e volentieri pubblichiamo il primo articolo di una serie di Cristiano Fant dedicata al lupo.
La scomparsa del lupo in Italia, fatto salvo per poche decine di individui sopravvissuti perché rintanati negli affranti più nascosti e disabitati dell’Italia centrale, tra la Maiella e la Sila, è datata nella prima metà del 1920, anno più, anno meno. Una scomparsa che avviene a causa del classico comportamento del sapiens che consiste nello sterminare tutto ciò che ostacola il suo cammino di dominio (e distruzione) del pianeta; poco importa a quale specie appartenga.
C’è voluto mezzo secolo perché si comprendesse che la specie non era nociva ma indispensabile alla gestione e all’equilibrio della biodiversità. Era il 1971 e D.M. Natali eliminava il lupo dall’elenco degli animali nocivi. Nel 1976 veniva vietata la caccia alla specie su tutto il territorio nazionale. A dire il vero il termine biodiversità venne coniato solamente in seguito, nel 1988 dal grande entomologo Edward O. Wilson.
Oggi, passato un altro mezzo secolo nel quale avremmo dovuto evolverci alla luce delle scoperte tecniche e scientifiche, la UE, con l’Italia in prima fila ha deciso di fare un notevole passo indietro, culturalmente declassando il lupo dallo status di specie rigorosamente protetta a specie semplicemente protetta, portando a quello che a breve diventerà un cambiamento ufficiale della Direttiva Habitat. Una decisione non ancora del tutto definitiva visto che ci sarà tempo sino al marzo 2025, data entro la quale i facenti parte della comunità europea potranno votare e se almeno un terzo (17 su 50) si dichiarerà contrario al declassamento, il lupo resterà al sicuro. Purtroppo le speranze sono poche perché la decisione di declassare la specie non ha una valenza scientifica ma meramente politica e la politica della destra comunitaria propende chiaramente per la soppressione di tutto ciò che in natura risulta scomodo (non solo lupi, quindi ma anche orsi, cinghiali, ecc.) per accontentare le lobbies e le categorie che hanno sostenuto con il voto ed i fondi l’ascesa della destra stessa.
Ma cosa significa il declassamento a specie semplicemente protetta? Significa che, una volta modificata la Direttiva Habitat ogni Paese della UE potrà rivedere le proprie norme nazionali e procedere con l’abbattimento di individui della specie su paramenti diversi.
In teoria, considerando l’importanza della specie, l’abbattimenti dovrebbe interessare soggetti che si sono dimostrati pericolosi per l’uomo o troppo confidenti nei confronti degli animali da reddito. Ma anche al riguardo la scienza non avrà la rilevante importanza che dovrebbe, in parte perché verrà baipassata dalla politica ed in parte perché gli esperti che gli amministratori contattano sono “di parte”, guardano cioè al lupo solamente dal punto di vista antropico. A conti fatti, sarà quindi una nuova strage.
È decisamente paradossale come siamo passati in un solo secolo dallo sterminio alle leggi di tutela per tornare allo sterminio, questa volta legalizzato, di una specie che non ha eguali in quanto a capacità di tutelare l’ambiente.
Ancor più paradossale farlo, sapendo quanto sia importante la biodiversità selvatica che ci circonda, con le sue interazioni tra flora e fauna, la capacità di ripristinare in autonomia i propri equilibri, le simbiosi, fondamentali per il proseguo della vita sul pianeta, la dispersione dei semi per la crescita delle piante da parte di molte specie animali, no solo dell’avifauna, ecc. Senza il mondo selvatico noi non potremmo vivere se non in condizioni estreme per mancanze di boschi, foreste e di tutto ciò che producono, in collaborazione con il mondo animale.
Ma tutto questo sembra non importare molto a chi ci governa ed avrebbe il compito di tutelare la popolazione tutta, garantendone il benessere, preferendo invece supportare allevatori e pastori che danneggiano da sempre il mondo naturale con il pascolo ed il conseguente calpestio del territorio e la distruzione della biodiversità e le associazioni venatorie, ree di distruggere gli equilibri naturali del bosco, di inquinare il territorio con il piombo e di aver portato all’aumento di alcune specie, tramite una pressione elevata durante la caccia.
E dopo aver posto il lupo sotto tutela, dopo averlo studiato, averlo monitorato, radiocollarato, usato, sfruttato oggi lo monopolizziamo per i nostri scopi, chi da una parte e chi dall’altra della barricata. Questo sembra essere il destino della specie, diviso tra chi lo vuole sterminare per nascondere le proprie incapacità e quelle dei propri alleati (politici e allevatori) e chi lo sfrutta per fare soldi come i mass media che ne scrivono per lo più a sproposito o chi gioca a fare il naturalista e divulga foto e video magari per farsi un nome e guadagnare qualcosa. Alla fine dei conti sempre di potere e denaro si tratta e per guadagnare uno od entrambi, gli arrivisti sono pronti a sacrificare il benessere del pianeta. Da sempre.
Declassare il lupo significa declassare l’ambiente, l’equilibrio naturale perché il lupo è la specie che più di ogni altra sa riportare le cose al loro stato naturale; lo sappiamo bene ma a molti non conviene ricordarlo. Il lupo è e rimane un problema politico, non sociale, non di sicurezza pubblica. Rappresenta un bacino di voti che ha le proprie fondamenta nell’incapacità di chi detiene animali da reddito di farlo con serietà e professionalità, nell’arrivismo delle associazioni di categoria che preferiscono lamentarsi delle predazioni che operare secondo normativa, nelle associazioni venatorie che ambiscono ad ammazzare nuove prede. Il resto è tutta speculazione.
La cosa peggiore è che il declassamento, tanto bramato e festeggiato dagli allevatori, non risolverà i loro problemi che sono ben altri e decisamente più gravi (ne parleremo in uno dei prossimi articoli); tutt’altro. Il lupo è ormai una specie ben radicata sul territorio e quindi non potrà più essere eliminato ma l’abbattimento di alcuni individui porterà ad un aumento delle predazioni a danno degli animali da reddito, come già accaduto in altri Paesi nel mondo. Ma servirà a raccogliere voti e quindi i soli a trarne vantaggio saranno i politici/arrivisti che anziché lavorare, come dovrebbero, per realizzare una convivenza possibile, preferiscono operare con i minor sforzo possibile pur portando al massimo danno per entrambe le specie, sapiens e lupo.
2 risposte
Dante Zavatti,,sono per la conservazione del lupo e la sua totale protezione,,io direi da fare più comunicazione anche nelle scuole elementari
Che posso scrivere: Complimenti!