Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo interessante testo di Federica Rubini
Il rapporto “Foreste e alberi per la salute umana: percorsi, impatti, sfide e opzioni di risposta” pubblicato dal Programma Scienza-Politica del Unione internazionale delle organizzazioni di ricerca forestale (IUFRO), sottolinea quanto foreste e alberi siamo fondamentali per raggiungere l’obiettivo di avere vite sane e più in generale, per raggiungere il benessere per tutti, obiettivo previsto dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite con l’Obiettivo 3 (SDG 3). Gli spazi verdi sono luoghi che aiutano a socializzare, a rilassarsi e anche a un miglioramento di diverse patologie come depressione, cancro e diabete. La natura ci aiuta anche con le piante medicinali che costituiscono le cure primarie per il 70% della popolazione mondiale. Si stima che dal 1960 ci sia stato un incremento del 30% di nuove malattie legate al cambiamento dell’uso del suolo.
Gli effetti positivi del contatto con gli spazi verdi si riscontrano su persone di tutte le età, già a partire dalla fase prenatale ma nei bambini si è visto un miglioramento dello sviluppo neurologico.
Inoltre, gli alberi contribuiscono a abbassare la temperatura e producono ossigeno, senza contare che sono esseri viventi e in quanto tali vanno tutelati, quindi non si capisce perché in diverse città tra cui anche Bologna tutti questi aspetti positivi non sembrano essere tenuti in considerazione, infatti è in corso una strage di alberi.
Al Parco Don Bosco [di Bologna, ndr] si tagliano gli alberi, per far spazio alla via del tram, per costruire un’altra scuola e una pista ciclabile. Dopo il 20 giugno, giorno in cui ci sono stati scontri tra chi voleva salvaguardare gli alberi e la polizia – da cui una ragazza risulta uscita dagli scontri col volto coperto di sangue – sono stati trovati nel Parco Don Bosco i ricci che sono animali tutelati ai sensi della legge numero 157 dell’11 febbraio 1992 e considerata specie non cacciabile ed è protetto dalla Convenzione di Berna. In questo periodo, mentre la distruzione del parco continua, i ricci sono in piena attività riproduttiva e nelle tane ci sono già i cuccioli.
Tutto questo potrebbe essere evitato se invece di abbattere 70 alberi nel Parco Don Bosco per la costruzione di una pista ciclabile si facesse passare il percorso all’interno del parco stesso.
È notizia degli ultimi giorni che la nuova scuola sarà spostata in un nuovo edificio vicino a un altro liceo ma gli alberi intanto sono stati abbattuti. Ad agosto sempre al Parco Don Bosco sono stati tagliati alcuni platani, davanti alle precedenti dichiarazioni del sindaco, restiamo confusi su questi nuovi abbattimenti.
Anche a Borgo Panigale sono stati abbattuti degli alberi per far posto al tram.
Negli ultimi mesi ha attirato l’attenzione dei media ciò che è accaduto al Giardino Acerbi: alle 4.40 del mattino del 19 maggio sono stati tagliati alcuni tigli, nei giorni seguenti sono iniziati i lavori per la costruzione del nuovo nido Cavazzoni. Si suppone che sia stato scelto questo orario per evitare che i residenti protestassero.
Quindici residenti hanno sporto denuncia: il reato sarebbe disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone. L’abbattimento, per di più, è avvenuto senza le opportune segnalazioni, dando vita a una situazione potenzialmente pericolosa per chi potesse trovarsi nelle vicinanze, perché gli alberi cadevano interi ed era impossibile capire dove sarebbero atterrati dato che era ancora buio. Cadendo, i tronchi hanno causato dei danni a dei pozzetti elettrici. I cittadini hanno richiesto ai carabinieri di verificare se c’erano le opportune autorizzazione per il taglio dei tigli.
Il tutto per costruire una scuola vicino a una già presente.
La scuola in questione, come quella che doveva essere costruita dentro il Parco Don Bosco, è finanziata col Pnrr.
Ci chiediamo perché fin da subito non si è pensato di ristrutturare le strutture fatiscenti che si vedono di tanto in tanto lungo le strade. Una di queste costruzioni, per esempio, si trova nel Parco Vittime della Uno Bianca, non lontano dal Parco Acerbi e attiguo a un’altra scuola, in questo modo anche il lavoro degli operai sarebbe stato garantito.
Giovanni Dinelli, docente di Agronomia dell’Università di Bologna si è espresso così in merito alla questione del Giardino Acerbi: “Per pareggiare i benefici di un tiglio di 40 anni alto 20 metri sono necessari 48mila alberi. Le piante assicurano l’assorbimento dell’anidride carbonica e l’abbassamento della temperatura: se dovessimo quantificare in denaro i servizi ecologici offerti ci aggireremmo intorno ai 40-70 mila euro”
Nel Parco naturale protetto del Paleotto, a Rastignano, sono stati abbattuti 1.157 per la costruzione di una strada, il Nodo di Rastignano. Nella zona Stazione Rastignano ne sono stati demoliti altri 600. Molte associazioni liberavano gli animali in questo parco una volta guariti, tra queste anche specie tutelate; non è stata fatta nessuna segnalazione dei lavori in corso, perciò per le associazioni è stato impossibile salvare gli animali.
Inoltre nel Parco del Paleotto erano presenti specie vegetali protette come, ad esempio, Tulipa Sylvestris.
Quello che sembra sfuggire a tutti è che gli alberi, oltre ad essere esseri viventi e in quanto tali devono essere rispettati, sostengono la vita di tutti gli esseri viventi per respirare: Secondo il giornale l’Independent, un albero di faggio adulto genera in un solo anno l’ossigeno sufficiente a far respirare fino a dieci persone. L’essere umano ha raggiunto la soglia degli 8 miliardi nel mondo, conteggio in cui ovviamente non sono rappresentati gli appartenenti a tutte le altre specie.
Piantare nuovi alberi è inutile se non si cambia il punto di vista: le piante giovani sono difficilmente reperibili, perché i vivai non ne producono a sufficienza, in base a clima, suolo e disponibilità di acqua si devono selezionare le specie adatte, è basilare stabilire un piano di monitoraggio, proteggerle dagli animali e dar loro cure adeguate affinché crescano, c’è bisogno insomma di una visione a lungo termine, senza questa le piante non sopravvivono, sprecando fondi e risorse vegetali. Inoltre bisogna tener conto che quando si inizia la riforestazione si ha un aumento delle emissioni di carbonio che se le piante muoiono non vengono compensate.
In media un albero di città vive al massimo 8 anni.
Ci chiediamo a cosa servano tutte le politiche green attuate negli ultimi anni se poi l’alternativa è sempre e solo una: distruggere l’ambiente.
Una risposta
Bellissimo articolo. Non vivo a Bologna ma a Roma. Già due anni fa in vacanza in Garfagnana ho scoperto che i boschi a castagno sono stati tagliati, in quantità. Anche nell’area dei Castelli Romani, dove, da bambina prima e poi adolescente, ho visto boschi di imponenti castagni, da tempo, tagliati quelli, non esistono che alberelli più o meno diramanti da ceppi iniziali e di altezze non imparagonabili a quelli. Gli incendi non fanno che annichilire l’esistente e qualsivoglia tipologia di crescita vi risieda. Non c’è uno ‘storico’ del territorio, dei cambiamenti subiti nelle coltivazioni delle specie arboree e dunque delle motivazioni che furono alla radice degli interventi. Dei boschi e degli alberi non mi accorgevo, ma oggi ne vedo vita, bellezza, sorgente di equilibrio interiore per la psiche e l’abitare…dovere da parte umana di attenzione, tutela e cura. Il legno di castagno, peraltro non attaccabile dalle tarme, non serve a fare mobilia? E i frutti che hanno sgamato generazioni di poveri che poco altro solamente avevano? Chi decide di fare scomparire i castagni dai terreni in Italia? C’è un pensiero dietro la distribuzione delle coltivazioni boschive? e, se si, di chi? Mille grazie per la precisione e argomentazione del vostro articolo.