Da alcuni anni, e in particolare in questa estate torrida, ci stiamo rendendo conto della grave carenza idrica che interessa il nostro Paese, ora il Settentrione ora il Meridione, in un ciclo di eventi emergenziali che sembra ormai non avere più fine. Le cause sono molteplici: su tutti l’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi legati alla crisi climatica. Tutto questo si cala in un contesto nazionale dove per anni non si è ragionato sulle possibili soluzioni a lungo termine, e di conseguenza non si è innovato in alcuni settori che più vengono danneggiati dalla siccità. Il riferimento è alle aree urbane, dove i piani urbanistici non hanno pensato di imporre ad esempio schermature verdi e recupero di acqua piovana per usi non potabili; oppure all’agricoltura, che pensa ancora di produrre gli stessi ortaggi di mezzo secolo fa su un suolo in via di desertificazione, e spesso senza accesso per lunghi periodi alle risorse idriche per irrigare. Le tecnologie per una gestione più oculata dell’acqua sarebbero disponibili, e alcuni paesi culturalmente più attenti al problema già ricorrono all’agricoltura di precisione, a droni o sensori in grado di monitorare il fabbisogno idrico senza sprechi.
Un valido supporto nell’arginare questa piaga che affligge l’ormai ex Bel Paese arriva ancora una volta dalle foreste, soprattutto quando ben sviluppate o addirittura vetuste, nell’ambito di quelli che vengono definiti servizi ecosistemici. Il ruolo principale che una foresta sviluppata ha nei momenti di forte stress idrico è sicuramente quello della mitigazione delle temperature nelle aree circostanti, e soprattutto sul suolo forestale. Il suolo forestale è la chiave di tutto: più questo è profondo e ricco di sostanza organica, più funge da “spugna” che trattiene acqua in caso di forti precipitazioni e la rilascia lentamente (e di qualità!) nei periodi di siccità. Un esempio è il Lago di Ridracoli, il sistema di stoccaggio idropotabile più importante della Regione Emilia-Romagna, che viene alimentato costantemente dalle acque che sgorgano dal versante su cui prospera la nota foresta vetusta di Sasso Fratino.
Anche le foreste della rete del Fondo Forestale Italiano, seppur decisamente meno estese delle Foreste Casentinesi, giocano un ruolo fondamentale in questa partita. Una testimonianza diretta ci arriva da Castiglione di Sicilia e dal Bosco Didattico di San Luca. Nell’ambito di un’iniziativa di sensibilizzazione, organizzata dal circolo Legambiente Taormina e Valle Alcantara che cogestisce l’area, i partecipanti sono rimasti stupiti dalla capacità del bosco e del suolo forestale di trattenere l’umidità in una regione martoriata da mesi (se non anni) di siccità estrema e prolungata. Questo problema della carenza idrica è sicuramente molto complesso, e a problemi complessi non possono esserci soluzioni semplici. Senza dubbio le foreste possono essere parte della soluzione, e quanto meno dare un valido spunto di riflessione su come ristrutturare e gestire nel lungo periodo un territorio molto fragile.