La BBC trasmette tre puntate della serie “Big Oil v the World” (Le grandi compagnie petrolifere contro il mondo) intitolate: “Negazione”, “Dubbio” e “Ritardo”.
Sempre la BBC conferma con un suo articolo che le lobbies dei combustibili fossili hanno lavorato per anni affinché le pubbliche opinioni e i governi non prendessero sul serio il pericolo dei cambiamenti climatici.
Non è certo una novità per chi è attento alle cose inerenti l’ambiente, anche perchè parte del lavoro, quello “visibile”, le lobbies lo hanno fatto attraverso il Global Climate Coalition che agiva (anche) apertamente. La novità è che la BBC intervista in questo articolo alcuni dei manager delle PR che lavorarono per la GCC.
La GCC spese milioni di dollari l’anno per influenzare politici e pubblica opinione e il suo lavoro fu tragicamente efficace, infatti gli USA non hanno mai ratificato e attuato l’accordo raggiunto a Kyoto del 1997. Fu proprio l’uscita degli USA da Kyoto, formalizzata dal Presidente W. Bush nel 2001, a convincere la GCC di avere ottenuto il suo scopo e pertanto la coalizione decise che poteva dissolversi. Ma le tattiche, il modo di fare e il messaggio del dubbio erano ormai radicati e sarebbero sopravvissuti ai loro creatori e a distanza di tre decenni, le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
“Penso che sia, per molti versi, il crimine più grave dell’era successiva alla Seconda Guerra Mondiale, in qualsiasi parte del mondo. Le conseguenze di ciò che hanno fatto sono quasi inimmaginabili“, disse l’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore a proposito della mancata ratifica USA del protocollo di Kyoto.
A quando un processo di Norimberga per i negazionisti in malafede dei cambiamenti climatici?